Lo yen giapponese si è deprezzato fino a 160,87 per dollaro, il valore più basso dal 1986, prima di recuperare alcune perdite, mentre il ministro delle Finanze Shunichi Suzuki ha lanciato altri avvertimenti contro le brusche oscillazioni della valuta. Ha ribadito che movimenti improvvisi e unilaterali dello yen non sono auspicabili e che le autorità prenderanno provvedimenti adeguati quando
necessario. Lo yen ha perso circa il 2% rispetto al dollaro nel mese di giugno, estendendo il suo declino da un anno all'altro a quasi il 14%, poiché la Banca del Giappone ha adottato un approccio più moderato alla normalizzazione della politica monetaria rispetto a quanto previsto dai mercati. Tuttavia, la banca centrale ha segnalato che potrebbe alzare i tassi di interesse nella prossima riunione di luglio e ha annunciato che il mese prossimo pubblicherà un piano di riduzione del programma di acquisto di obbligazioni. Nel frattempo, i dati hanno mostrato che le vendite al dettaglio in Giappone sono aumentate del 3% a maggio rispetto a un anno fa, accelerando rispetto al 2,4% rivisto al rialzo di aprile e superando di gran lunga le aspettative del mercato per una crescita del 2%.
L evidente debolezza dello yen e la forza del dollaro dovuta alla politica della FED di offrire un elevato tasso di interesse a breve termine fa si che il dollar index ha superato i 106 con le principali valute che si sono indebolite rispetto al dollaro.
In linea di massima cio comporta uscita di capitali dal giappone per essere investiti in obbligazioni USA.
Se da un lato lo yen debole rende più competitivo il giappone nelle esportazioni da un altro punto di vista costringe il giappone a pagare di più per le materie prime con conseguente aumento dell inflazione che ben presto puo' diventare un problema tuttaltro che trascurabile.
Questo sopra un certo livello di cambio potrebbe costringere la Banca del Giappone a liquidare i titoli di stato USA in suo possesso per ridurre la domanda di dollari a favore dello yen
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